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MAFIA
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Bruna

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MessaggioInviato: Dom Gen 03, 12:14:59    Oggetto:  
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E a Reggio Calabria fanno esplodere una bomba davanti all'ufficio del giudice di pace...attaccato alla Procura della Repubblica... Cool

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MessaggioInviato: Dom Gen 03, 12:14:59    Oggetto: Adv






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<b>Guy Fawkes</b

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MessaggioInviato: Dom Gen 03, 16:59:29    Oggetto:  
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Bruna ha scritto:
E a Reggio Calabria fanno esplodere una bomba davanti all'ufficio del giudice di pace...attaccato alla Procura della Repubblica... Cool

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Bomba a Reggio Calabria, "Attacco della mafia"
Nessun ferito.

L'esplosione è avvenuta alle cinque del mattino in piazza Castello davanti all'ingresso dell'ufficio del giudice di pace

03 gennaio, 16:55
[...]E' fuori discussione l'origine mafiosa dell'attentato. E' questa, secondo quanto si è appreso, l'interpretazione univoca dell'episodio fatta nel corso del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica convocato d'urgenza dal prefetto Francesco Musolino.[...]

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kitiaram

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Interessi: Giorgio Gaber e l'ass.teatrale "l'interezza non è il mio forte" perchè visti loro il teatro non è più lo stesso

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MessaggioInviato: Dom Gen 03, 21:44:00    Oggetto:  
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Sarà stata al quaeda!!!! Invadiamo la mongoliaaaaaaaaaaaa party party party

P.s.: è una stupidagine lo so, ma non ho resistito hehe

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Giorgio Gaber Un Uomo Giusto, l'Unico.
"Giustizia è punire ma poi perdonare, Umanità è comprendere e aiutare"
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Bruna

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MessaggioInviato: Lun Gen 04, 14:17:06    Oggetto:  
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Bomba al tribunale di Reggio Calabria, l'ira dei clan per i beni nel mirino
In Calabria un pezzo del pool di Palermo: ed è scattata la sfida
Tesori sequestrati e maxi condanne
ecco perché i boss hanno alzato il tiro
di FRANCESCO VIVIANO

I BOSS della 'ndrangheta avevano già preso le loro contromisure il giorno stesso dell'arrivo da Palermo del nuovo procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone. Correva la primavera del 2008. Qualcuno era riuscito a piazzare una microspia nell'ufficio di uno dei sostituti più impegnati della Dda, Nicola Gratteri. Così, sperava di carpire le conversazioni fra i magistrati e gli investigatori sulle inchieste cruciali riguardanti la 'ndrangheta, quelle sui traffici di droga, gli appalti, la sanità, i rapporti fra mafia e politica. Ma uno dei primi atti di Pignatone fu quello di disporre una bonifica elettronica della Procura. Niente altro che un atto di routine, che subito fece saltare fuori la microspia.

L'inchiesta, finita per competenza a Catanzaro, ha appurato che il dispositivo elettronico aveva breve gittata. Chi ascoltava, dunque, si trovava probabilmente all'interno del palazzo di giustizia calabrese. Gli inquirenti sembrano non avere ormai più dubbi: la 'ndrangheta potrebbe contare su alcune talpe. Quella cimice doveva essere il benvenuto dei padrini a Pignatone e alla sua squadra.

Il nuovo procuratore si è portato appresso un altro mastino, Michele Prestipino, oggi procuratore aggiunto: con lui in Sicilia ha coordinato tante inchieste sulla mafia, l'ultima quella sul capo dei capi di Cosa Nostra Bernardo Provenzano, ammanettato da Renato Cortese, oggi capo della squadra mobile di Reggio Calabria. La corazzata antimafia ha subito dato man forte a quei pubblici ministeri, e tra questi Nicola Gratteri, che danni conducono delicate inchieste sulla 'ndrangheta.

La nuova squadra dell'antimafia preoccupa e molto i mafiosi calabresi. Di recente, è arrivato anche il nuovo corso della Procura generale, ora guidata da Salvatore Di Landro, a cui saranno consegnati a breve processi d'appello delicati, quelli sull'omicidio di Salvatore Fortugno, sulla strage di Duisburg e sulle infiltrazioni mafiose sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Tutti processi che in primo grado si sono conclusi con numerosi ergastoli e pesantissime condanne.

La 'ndrangheta, che mai prima d'ora aveva utilizzato segnali così forti come le bombe per intimidire magistrati ed investigatori, ha capito che le cose sono cambiate. Negli ultimi due anni, da quando si è insediato Pignatone, la Procura di Reggio insieme a quella di Palermo è quella che ha registrato più operazioni antimafia con centinaia e centinaia di arresti.

continua...

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<b>Guy Fawkes</b

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MessaggioInviato: Lun Gen 04, 22:26:49    Oggetto:  
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Montreal, bara d'oro e corteo a Little Italy
per il capomafia Nick Rizzuto

Il boss era stato ucciso il 28 dicembre da un uomo armato. Folla ai funerali*

MONTREAL - Nick Rizzuto è stato sepolto in una bara d'oro dopo che il feretro è stato portato in corteo per le strade della Little Italy di Montreal. I media locali - pochi giorni dopo la cerimonia - hanno pubblicato le foto dei funerali del figlio del capomafia Vito Rizzuto, ucciso il 28 dicembre da un uomo armato che lo ha avvicinato mentre era in piedi vicino a una Mercedes e ha esploso contro di lui diversi colpi d'arma da fuoco...

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* Ci sarà stato anche don Marcello,casualmente lì per assistere ad un'altra mostra sui vichinghi?
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<b>Guy Fawkes</b

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MessaggioInviato: Mar Gen 05, 07:47:29    Oggetto:  
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La 'ndrangheta e la svolta del tritolo
così l'altra mafia ha scelto la guerra

di ROBERTO SAVIANO

La 'ndrangheta e la svolta del tritolo così l'altra mafia ha scelto la guerra
CHI parla di mafia diffama il Paese? Chi parla di mafia difende il Paese. Le organizzazioni criminali contano molto: solo con la coca i clan fatturano sessanta volte quanto fattura la Fiat. Calabria e Campania forniscono i più grandi mediatori mondiali per il traffico di cocaina. Si arriva a calcolare che 'ndrangheta e camorra trattano circa 600 tonnellate di coca l'anno, ed è una stima per difetto. La 'ndrangheta - come dimostrano le inchieste di Nicola Gratteri - compra coca a 2.400 euro al kilo e la rivende a 60 euro al grammo, guadagnando 60.000 euro. Quindi con meno di 2.400 euro di investimento iniziale, percepisce una entrata pulita di 57.600 euro. Basta moltiplicare questa cifra per le tonnellate di coca acquistate e distribuite da tutte le mafie italiane e diventa facile capire la quantità di denaro di cui dispongono, al netto di cemento ed estorsioni.
E raffrontarla con il peso industriale delle imprese leader - che hanno molti meno profitti - per comprendere il potere che oggi hanno realmente nel paese e in Europa le organizzazioni criminali...

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hellies15

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MessaggioInviato: Mar Gen 05, 08:39:31    Oggetto:  
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Guy Fawkes ha scritto:
La 'ndrangheta e la svolta del tritolo
così l'altra mafia ha scelto la guerra

di ROBERTO SAVIANO

La 'ndrangheta e la svolta del tritolo così l'altra mafia ha scelto la guerra
CHI parla di mafia diffama il Paese? Chi parla di mafia difende il Paese. Le organizzazioni criminali contano molto: solo con la coca i clan fatturano sessanta volte quanto fattura la Fiat. Calabria e Campania forniscono i più grandi mediatori mondiali per il traffico di cocaina. Si arriva a calcolare che 'ndrangheta e camorra trattano circa 600 tonnellate di coca l'anno, ed è una stima per difetto. La 'ndrangheta - come dimostrano le inchieste di Nicola Gratteri - compra coca a 2.400 euro al kilo e la rivende a 60 euro al grammo, guadagnando 60.000 euro. Quindi con meno di 2.400 euro di investimento iniziale, percepisce una entrata pulita di 57.600 euro. Basta moltiplicare questa cifra per le tonnellate di coca acquistate e distribuite da tutte le mafie italiane e diventa facile capire la quantità di denaro di cui dispongono, al netto di cemento ed estorsioni.
E raffrontarla con il peso industriale delle imprese leader - che hanno molti meno profitti - per comprendere il potere che oggi hanno realmente nel paese e in Europa le organizzazioni criminali...

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Io citerei l'ultima parte:
Citazione:
Non è questo un governo con la priorità antimafia, non è questa un'opposizione con una priorità antimafia. Nonostante gli sforzi degli arresti.

Ad esempio: la legge sulle intercettazioni. Nella lotta alla mafia sono uno strumento indispensabile. E ora diviene talmente difficile poterle fare e ancora più poterle far proseguire per un tempo adeguato per ottenere dei risultati, che la macchina della giustizia viene nuovamente oberata di burocrazia, rallentata. Si rischia di privare gli inquirenti dell'unico strumento capace di stare al passo con una criminalità che dispone di ogni mezzo moderno per continuare a fare i propri interessi. Se i magistrati si trovano davanti a grossissime limitazioni nell'uso delle intercettazioni, è come se dovessero tornare a combattere con lo schioppetto contro chi possiede nel proprio armamentario ogni sofisticato dispositivo tecnologico.
L'altro problema sta in ogni disegno che cerca di accorciare i tempi processuali. Abolito il patteggiamento in appello, resta in vigore il rito abbreviato. Per un mafioso è conveniente: così - fra vari sconti e discrezionalità della pena valutata dai giudici - va a finire che spesso un boss può cavarsela con cinque anni di galera. Per lui e il suo potere non sono nulla, anzi sono quasi un regalo. E questa situazione col disegno sul processo breve cambia, ma solo in peggio.

Per i reati di mafia bisogna fare il contrario: creare un sistema più certo e più serio delle pene, tale da rendere non conveniente essere mafiosi. La pena deve essere comminata in dibattimento, senza possibilità di abbreviazione del rito. Lo stato non può rinunciare a celebrare processi regolari contro chi si macchia di certi reati e, peggio ancora, inquina il suo stesso funzionamento. Non si tratta di giustizialismo, ma semplicemente dell'esigenza che una condanna equa scaturisca da un processo fatto come si deve.

Questo governo agisce soprattutto a livello di ordine pubblico. In primo luogo con gli arresti, che divengono l'unica prova dell'efficacia della lotta alla mafia. Ma l'esecutivo non ha approntato strumenti per colpire il punto nevralgico delle organizzazioni criminali: la loro forza economica. Sì certo, i sequestri di beni ci sono, ma i sequestri dei beni materiali sono il risultato di imprese che invece ancora proliferano e di un sistema economico che non è stato affatto aggredito. Sul piano legislativo sarebbe gravissimo reimmettere all'asta i beni dei mafiosi. Li acquisterebbero di nuovo. Lo scudo fiscale per le mafie è un favore. E questa è la valutazione di moltissimi investistigatori antimafia. Bisogna fare invece altro. Intervenire sul piano legislativo altrove. Cominciare col mettere uno spartiacque tra i reati comuni e quelli della criminalità organizzata. Ma bisogna anche smettere una volta per tutte di definire "diffamatori" coloro che accendono una luce sui fenomeni di mafia. Anche perché non è purtroppo con l'episodio di Reggio che si chiude una vicenda. Questo è soltanto l'inizio.
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MessaggioInviato: Gio Gen 07, 09:15:58    Oggetto:  
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Un'altra bomba a Reggio Calabria
Ordigno inesploso all'aula bunker
Oggi il vertice con Maroni e Alfano

Un altro allarme bomba proprio nel giorno in cui arrivano a Reggio i ministri dell’Interno e della Giustizia, Roberto Maroni e Angelino Alfano. Un ordigno inesploso è stato trovato all'interno del cortile dell'aula bunker di fronte al comando dei Carabinieri, dove si celebrano i processi anti-mafia.
Il Governo riserva intanto la massima attenzione all’attentato compiuto domenica scorsa contro la Procura generale di Reggio Calabria. Un atto di estrema gravità perchè compiuto contro un ufficio requirente fortemente esposto nella lotta contro la ’ndrangheta. Proprio per esprimere la vicinanza dello Stato alla magistratura ed alla comunità reggina oggi saranno a Reggio Calabria i ministri dell’Interno e della Giustizia, Roberto Maroni e Angelino Alfano. I due esponenti di Governo presiederanno una riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia per fare il punto sulle indagini sull’attentato. All’incontro ci saranno anche il capo della Polizia, Antonio Manganelli, ed i comandanti generali dei carabinieri e della guardia di finanza, Leonardo Gallitelli e Cosimo D’Arrigo. L’incontro, cui seguirà una conferenza stampa, sarà anche l’occasione per Maroni e Alfano per illustrare i provvedimenti che il Governo vuole adottare per affrontare l’emergenza criminalità a Reggio Calabria...

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MessaggioInviato: Gio Gen 07, 23:11:51    Oggetto:  
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Io non escludo l'ipotesi di auto-attentato da parte del Governo.
Questo attentato arriva in un momento in cui anche gli Stati uniti rincorrono i loro fantocci di Al Qaeda negli aeroporti.
Soltanto tre giorni fa Maroni aveva messo in guardia dal pericolo di attentati terroristici anche in Italia.
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Un messaggio per convincere gli italiani che il Governo sta facendo una dura battaglia alle mafie. Un messaggio per mettere timore agli italiani stessi, per indurli a mettersi nelle mani di Maroni.
Del resto, se ci pensate, quando un magistrato dà fastidio fa la fine di Luigi De Magistris: gli tolgono l’inchiesta.
A Berlusconi serve consenso e nemici a cui imputare danni morali e immorali per ogni porcata che devono approvare per i loro amici. Diffondere paura e insicurezza è una strategia efficace per addormentare le coscienze nelle dittature e riempire i telegiornali di fesserie.
La mia è un'ipotesi da complottista, insomma.
Bene. Saratoga: all'attacco Mr. Green
Basta che non superiamo le 490 pagine di thread...
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Albo

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MessaggioInviato: Gio Gen 07, 23:25:36    Oggetto:  
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Cmq secondo me questi allarmi bomba sono "normali" , cioè ci sono sempre delle segnalazioni, solo che la stampa ne da più o meno risalto.

no?

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MessaggioInviato: Ven Gen 15, 12:12:58    Oggetto:  
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Assolto-assolto-assorrata....

Mannino e l'accusa di mafia
Assolto dopo diciassette anni

L'ex ministro dc: mi hanno tolto un pezzo di vita

PALERMO - Per capire il calvario giudiziario di Calogero Mannino, assolto ieri in Cassazione dall’accusa di concorso esterno alla mafia dopo 19 anni di indagini e processi, basta ascoltare il suo primo commento: «Hanno portato via un pezzo della mia vita». Ma forse per mettere a fuoco lo psicodramma politico-giudiziario bisognerebbe ripartire da quei manifesti giganti che, per le elezioni del 1991, tappezzarono tutta la Sicilia con una sorta di sfida lanciata dalla grassa e inquinata Democrazia Cristiana alla mafia dei Corleonesi, di Riina e Provenzano, già latitanti da trent’anni. Perché su quei proclami voluti dall’ex ministro poi finito in cella si leggeva per la prima volta a caratteri cubitali «Contro la mafia, costi quel che costi»...

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MessaggioInviato: Mer Gen 20, 02:51:17    Oggetto:  
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Ma io mi chiedo...,
(e non bestemmio solo per non intasare la rete)
com'è possibile che questi ragazzi votino un partito fondato da Marcello Dell'Utri!?

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Qui, secondo me dovremmo interpellare psicologi e psichiatri. Perchè qui si spiegherebbe la cosiddetta malattia "berlusconite".
In pratica questa gente (ragazzi giovani del Pdl) ragionano in puro stile Dipietrista..., e poi votano quell'infame che è invischiato con le stragi del '92-'94.
Io non ho parole, davvero..
mi viene voglia di appendere le palle al chiodo
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hellies15

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MessaggioInviato: Gio Gen 28, 19:35:55    Oggetto:  
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Il Cdm vara il piano contro le mafie
"Meno immigrati, meno criminalità"


A parte le solite farneticazioni sui magistrati, sembra che qualcosa di concreto stia facendo il Governo:

Citazione:
Vigilanza contro il lavoro nero. Via libera all'applicazione del piano del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, per il controllo di 20mila imprese attive nei settori dell'agricoltura e dell'edilizia nelle quattro regioni a "rischio" del Mezzogiorno, ovvero Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Il piano impiegherà 550 ispettori ed è stato voluto per contrastare il lavoro irregolare, soprattutto laddove connesso a infiltrazioni criminose, sfruttamento della mano d'opera nel'ambito dell'economia sommersa e tutela del lavoratore. Gli ispettori provengono dallo stesso ministero, dall'Inps e dai carabinieri.


Citazione:
"Per battere la mafia bisogna aggredire il patrimonio mafioso. Metteremo questo obiettivo al centro dell'attività di contrasto. E se i mafiosi ricomprano i beni, noi li risequestriamo un'altra volta" dice Berlusconi illustrando i dieci punti del documento che, tre le varie cose, istituisce l'Agenzia nazionale per i beni sequestrati che si insedierà "entro 15 giorni". Nel ddl sono contenute norme per un codice delle leggi antimafia, si prevedono nuovi strumenti di agggressione ai patrimoni dei mafiosi e nuove misure per il contrasto alla ecomafie. Sono inoltre introdotte altre misure di sostegno alle vittime del racket ("creeremo uno scudo assicurativo") e dell'usura e si istituisce una mappa informatica della criminalità organizzata. Altre norme prevvedono il potenziamento delle azioni antimafia nel settore degli appalti (sarà realizzata una "white list" delle imprese di cui tenere conto al momento di affidamento di appalti), un piano internazionale contro le criminalità transnazionale. "La Direzione Investigativa Antimafia è una struttura di eccellenza, che ha tanti compiti, ma da ora in avanti avrà come priorità l'aggressione ai patrimoni mafiosi" spiega Maroni.
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<b>Guy Fawkes</b

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MessaggioInviato: Gio Gen 28, 20:06:28    Oggetto:  
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Si chiama "abuso di posizione dominante". Fossi la mafia segnalerei la cosa all'antitrust.
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kitiaram

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MessaggioInviato: Dom Gen 31, 18:16:51    Oggetto:  
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UNA NUOVA STRATEGIA DELLA TENSIONE ?
Postato il Domenica, 31 gennaio @ 02:15:00 CST di davide

Italia DI GIORGIO BONGIOVANNI
antimafiaduemila.com

Che significato potrebbe avere oggi un attentato contro uno dei magistrati impegnati nelle delicate indagini sulle stragi e sulla trattativa che, piaccia o non piaccia, coinvolgono il Presidente del Consiglio o quanto meno il suo braccio destro, Marcello Dell’Utri?
Come dovremmo leggerlo? In quale contesto dovremmo inserirlo?

La storia, più o meno recente, ci ha insegnato che eventi drammatici di questo genere hanno più di una finalità e che sono stati determinanti per le stabilizzazioni, le destabilizzazioni e la creazione di nuovi equilibri. Vanno quindi collocati nell’andamento generale del sistema Paese e anche del ben più vasto sistema Mondo.

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Nella foto: il magistrato Antonio Ingroia

Se da una parte è vero che il tempo concede il giusto distacco per le valutazioni e altrettanto certo che l’esperienza dovrebbe servire a prevenire e, per quanto possibile, evitare che certi traumi si ripercuotano nuovamente sulla coscienza collettiva, seppur in gran parte dormiente.
Quindi oggi eliminare Antonio Ingroia, sulla cui incolumità ridacchiavano allegramente gli avvoltoi che occupano il Senato, o Sergio Lari, o Domenico Gozzo, o Nino Di Matteo perché no persino il testimone chiave Massimo Ciancimino, quali scenari delineerebbe?

L’Italia è in questo momento provata da una forte crisi economica, continui scioperi e proteste dimostrano che la crisi non è affatto finita e che la ripresa, se è vero che ci sarà, è ancora lontana. La disoccupazione crescente inasprisce il clima generale e il malessere diffuso è impregnato di incertezze e paura del futuro. Lo scontro politico non è fra maggioranza e opposizione, quasi del tutto inesistente e in balia dei plurimi ricatti trasversali, ma tra un potere arrogante e arroccato su se stesso e una società civile indignata che fatica a trovare una convincente rappresentanza in parlamento, una parte di magistratura assiepata a difesa della Costituzione e qualche isolata voce del giornalismo e degli intellettuali. Il conflitto, poi, non riguarda le necessità del Paese o le riforme, ma la lotta per garantire i privilegi di casta, soprattutto del Presidente del Consiglio, e il tentativo di cittadini consapevoli che vedono sfilarsi di mano i propri diritti di dignità ed uguaglianza.

Gli episodi gravissimi di intolleranza e razzismo in terra di ‘ndrangheta legati allo sfruttamento barbaro e primordiale di poveri disgraziati, ridotti in miseria dalla grande chimera dello sviluppo senza limiti della minoranza opulenta del Pianeta, chiarifica lo stato di impoverimento umano e culturale verso cui sta precipitando anche il più semplice sentimento di compassione e solidarietà. Il primo mondo, ricco ed egoista, chiude le porte all’enorme massa di poveri e poverissimi che ci svergognano tutti, come razza, agli occhi della storia. Pagano prima e più di tutti le conseguenze del lento e inesorabile crollare del grande impero degli Stati Uniti che affogato nei debiti si dimena tra l’immagine di un presidente a misura dei sogni dei popoli e la realtà dello spietato mercanteggiare degli interessi di lobby, famiglie e potentati che sulla cartina del mondo tirano i dadi. Fantomatica guerra al terrore, dispiegamento di forze armate nel centro nevralgico della lotta per le risorse e per la supremazia e il terreno che scivola sotto i piedi di fronte all’incedere inquietante di Russia e Cina che, molto più abbienti, non intendono stare a guardare.

All’America in ginocchio la politica di Berlusconi non piace. Soprattutto per quella sua amicizia così stretta con Putin, il nuovo vero potente che avanza. E nemmeno l’Europa, Inghilterra in testa, si diverte più alle gag del ducetto megalomane che fa delle regole democratiche carta straccia. Pur tuttavia il nostro paese è sempre un avamposto strategico soprattutto nell’evenienza di scenari di guerra e avere un referente poco fedele e/o poco credibile in patria e fuori non è certo un vantaggio.
I famigerati poteri forti potrebbero già ravvisare l’esigenza di un cambio della guardia, la necessità di una “terza repubblica” e cosa di meglio di un lavoretto sporco affidato all’alleata di antica memoria, Cosa Nostra? La mafia oggi sbaragliata sul cui nuovo equilibrio incombe la cugina americana, cosa avrebbe in fondo da perdere? Tradita e abbandonata nella sua componente conosciuta ed esposta potrebbe rendere servigio, come consuetudine, e trattare il suo nuovo volto, per ora sconosciuto e insospettabile, con una nuova classe politica.

Assassinare chi su di lui indaga o testimonia equivarrebbe a decretare per Berlusconi e i suoi la fine, così come l’omicidio Lima e la morte di Falcone costarono ad Andreotti la Presidenza della Repubblica. Matteo Messina Denaro sembra ancora essere in grado di contrattare ma se non lo fosse la radicata borghesia mafiosa che gestisce le immense ricchezze accumulate negli anni lo è, eccome, pronta ad affidare lo scettro a qualche picciotto scaltro guidato nell’ombra dagli irriducibili ritornati in libertà, a pena scontata.
Riina e Provenzano? Forse non darebbero il loro consenso, ma indubbiamente, vecchi e ammalati, nell’isolamento delle loro celle, si godrebbero il tramonto.

Noi, pur detestando la politica del presidente del consiglio Berlusconi, respingiamo con forza l’idea che possa essere destituito dalla sua carica a suon di bombe; vorremmo che venisse sconfitto democraticamente, con legittime elezioni. Prego quindi, voi che mi leggete, se vorrete criticare anche aspramente queste mie modeste analisi, di farlo nel merito con logica uguale e contraria a quella con cui le ho esposte.

Giorgio Bongiovanni
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25.01.2010

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